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4 – Fede e comprensione

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Il capitolo inizia con la descrizione della gioia che provano i quattro ascoltatori della voce – Subthuti, Mahakatyayana (o Katyayana), Mahakashyapa e Mahamaudgalyayana (o Maudgalyayana) – per avere ascoltato la predizione dell’Illuminazione di Shariputra e per avere ottenuto un gioiello inestimabile – avere ascoltato la Legge – senza averlo cercato. Si esprimono così: «“Oggi abbiamo udito/ la voce del Budda che istruisce/ ed esultiamo di gioia,/ perché abbiamo ottenuto ciò che mai avevamo avuto./ Il Budda dichiara che gli ascoltatori della voce/ potranno ottenere la Buddità./ Questo cumulo di gioielli inestimabili/ è venuto a noi senza bisogno di cercarlo”» (Op. cit., p. 141). Per dimostrare la loro comprensione narrano anche essi una parabola, quella dell’“uomo ricco e del figlio prodigo”. È la storia del figlio di un uomo ricco che fugge dalla casa paterna per vivere in luoghi lontani e del padre che lo cerca senza successo, fino a quando decide di trasferirsi in un’altra città, mai smettendo di pensare a lui. Il figlio, facendo lavori saltuari, vive errando di villaggio in villaggio completamente in miseria, mentre il padre, che ha ricchezze incommensurabili, si cruccia perché non ha un figlio a cui lasciarle. Un giorno quest’ultimo, passando per quella città e fermandosi nei pressi del palazzo paterno, viene visto dal genitore che cerca, senza farsi riconoscere, di attirarlo verso di sé, ma senza successo. Allora, usando uno stratagemma, gli offre un lavoro umile (spalare il letame) presso la propria abitazione. Il padre liberatosi degli abiti suntuosi va a lavorare insieme al figlio e in questo modo lo può avvicinare, rivolgendogli le seguenti parole: «[…] “Sarò come un padre per te e non avrai più preoccupazioni. Perché dico questo? Perché io ormai sono in là con gli anni, mentre tu sei ancora giovane e vigoroso. Ti ho osservato lavorare, tu non fai il furbo: non sei sfaticato né imprechi con rabbia e risentimento […] Quindi, da ora in poi, sarai tale e quale a un figlio”» (Op. cit., p. 138). Passano molti anni e il ragazzo seguita a lavorare con umiltà nonostante gli incarichi sempre più impegnativi. Infine l’uomo divenuto anziano e rendendosi conto che il figlio ha «allargato la sua mente» e «sviluppato una grande volontà», gli chiede di occuparsi delle sue ricchezze. Ammalatosi e sentendosi vicino alla morte il padre decide di rivelare la verità ai parenti, alle autorità e al figlio, dichiarando quest’ultimo suo unico erede. Questi prova una gioia profonda per avere ottenuto quello che non si sarebbe mai aspettato. Come il padre ha utilizzato espedienti per aprire la mente del figlio, così il Budda «ricorre a insoliti modi di agire». Così si esprime Mahakashyapa nel Sutra del Loto: «“Onorato dal mondo il vecchio con le sue immense ricchezze non è altri che il Tathagata, e tutti noi siamo figli del Budda. Il Tathagata ci ripete di continuo che noi siamo suoi figli. Tuttavia, a causa delle tre sofferenze, […] sopportiamo tremendi tormenti e, poiché siamo illusi e ignoranti, proviamo piacere nel seguire dottrine inferiori. Ma oggi l’onorato dal mondo ci ha fatto riflettere profondamente, ci ha fatto mettere da parte tali dottrine e le vuote discussioni”» (Op. cit., pp. 139-140).

  • Abbiamo ricevuto un grandissimo beneficio, abbiamo ottenuto un gioiello inestimabile senza cercarlo.
  • «Onorato dal mondo, avremmo piacere di illustrare ciò che intendiamo con una parabola. Immaginiamo un uomo che in gioventù abbia abbandonato il padre e sia fuggito per vivere in luoghi lontani per molto tempo, dieci, venti, forse addirittura cinquant'anni. Divenuto col passare degli anni sempre più povero e indigente, vagava in ogni direzione alla ricerca di cibo e di vesti. Dopo un incessante e remoto girovagare gli capitò per caso di volgere i suoi passi in direzione della sua terra natia.
  • Trascorso un certo lasso di tempo, il padre intuì che il figlio a poco a poco era diventato più sicuro di sé, aveva allargato la sua mente e sviluppato una grande volontà, che cominciava a vergognarsi della precedente bassa opinione che aveva avuto di se stesso. Sentendo che la sua fine si avvicinava, ordinò al figlio di organizzare un incontro con tutti i parenti, in presenza del sovrano, degli alti dignitari, dei nobili e di tutte le persone del palazzo. Quando tutti furono riuniti, fece questa dichiarazione:
  • "Signori, sappiate che questo è mio figlio, carne della mia carne. Egli mi abbandonò quando vivevamo nella tal città e per più di cinquant'anni è andato girovagando, affrontando difficoltà e sofferenze. Il suo nome è tal dei tali, mentre il mio è talaltro. In passato, quando vivevo ancora nella mia città natale, ero molto preoccupato per la sua sorte e partii alla sua ricerca. Dopo un certo tempo, me lo sono visto comparire davanti all'improvviso. Questo è veramente mio figlio e io sono davvero suo padre. Ora sappiate che tutti i miei averi, le mie ricchezze e le mie proprietà in futuro apparterranno a questo mio figlio.
  • «Onorato dal mondo, quando il figlio ridotto in miseria ebbe udito queste parole del padre, provò una gioia profonda, dato che aveva ottenuto quello che mai aveva avuto prima. Subito ebbe questo pensiero: "Non mi è mai passato per la testa di desi derare o di cercare questi beni. Eppure tutte queste ricchezze sono venute a me spontaneamente!"
  • «Onorato dal mondo, il vecchio con le sue immense ricchezze non è altri che il Tathagata e tutti noi siamo i figli del Budda. Il Tathagata ci ripete di continuo che noi siamo suoi figli. Tuttavia, a causa delle tre sofferenze, onorato dal mondo, nel ciclo di nascita e di morte sopportiamo tremendi tormenti e, poiché siamo illusi e ignoranti, proviamo piacere nel seguire dottrine inferiori.
  • «Ora, in questo sutra, il Budda espone soltanto l'unico veicolo. Anche in passato, quando in presenza dei bodhisattva disprezzò gli ascoltatori della voce in quanto seguivano una dottrina inferiore, il Budda stava di fatto utilizzando il grande veicolo per istruirci e convertirci. Perciò diciamo che, sebbene sia una cosa che in origine non abbiamo desiderato né cercato, ora il grande tesoro del re del Dharma è venuto a noi spontaneamente.
  • Avevamo capito solo questo aspetto e non sapevamo niente degli altri. Sebbene avessimo sentito parlare di purificazione delle terre del Budda, di istruire e convertire gli esseri viventi, non ne abbiamo mai tratto gioia. Perché questo?
  • Perché tutti i fenomeni sono uniformemente vuoti, tranquilli, senza nascita e senza estinzione, né grandi né piccoli, privi di difetti e di azione. Quando una persona pensa in questo modo, non può provare gioia né piacere.
  • Riguardo alla Legge credevamo di possederne l'essenza.
  • Per tutta la lunga notte abbiamo praticato la Legge della vacuità liberandoci dal triplice mondo e dal suo fardello di ansie e sofferenze. Siamo vissuti nella nostra ultima esistenza nel nirvana con residui.
  • Sebbene noi predicassimo la Legge del bodhisattva a beneficio dei figli del Budda, incoraggiandoli a ricercare la Via del Budda,tuttavia noi non abbiamo mai anelato a quella Legge.
  • Fummo abbandonati dalla nostra guida e maestro perché egli aveva osservato ciò che era nella nostra mente All'inizio non ci ha mai incoraggiato né parlato del vero beneficio.
  • Egli ha agito come il ricco consapevole delle modeste ambizioni del figlio, che fece uso di un espediente per aprire e plasmare la niente del figlio così da potergli poi affidare le sue ricchezze e i suoi tesori.
  • Anche il Budda è così: ricorre a insoliti modi di agire. Sapendo che alcuni sono attirati da cose insignificanti, egli si avvale del potere degli espedienti per plasmare e temprare le loro menti, e solo allora insegna la grande saggezza. Oggi noi abbiamo ottenuto ciò che mai avevamo avuto prima;
  • Per tutta la lunga notte abbiamo osservato i puri precetti del Budda e oggi per la prima volta abbiamo gustato il frutto della ricompensa. Nella Legge del re del Dharma per molto tempo ci siamo dedicati alle pratiche di brahma; ora abbiamo raggiunto la condizione priva di illusioni, il grande frutto che non ha eguali. Ora siamo diventati veri ascoltatori della voce, perché facciamo nostra la voce della Via del Budda e la faremo udire a tutti. Ora siamo diventati veri arhat, e ovunque fra gli dèi e gli uomini, i demoni e i Brahma di svariati mondi noi siamo degni di ricevere offerte.